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Genji Monogatari, il capolavoro della letteratura giapponese

genji monogatari dorama

“La Storia di Genji” (Genji Monogatari, 源氏物語) è un romanzo dell’XI secolo scritto dalla dama di corte Murasaki Shikibu (紫式部). L’opera, uno dei massimi capolavori della letteratura giapponese, è considerata anche il primo romanzo moderno della storia.

Massima espressione della cultura dell’aristocrazia Heian e del credo buddhista, il “Genji Monogatari” spalanca una finestra sulla vita quotidiana e sul codice morale dei nobili del Giappone di mille anni fa. Forse per via delle sue dimensioni non trascurabili – 54 capitoli per un totale di oltre un migliaio di pagine – questo romanzo è poco letto in Occidente, ma se siete curiosi di conoscerlo più a fondo, in questo articolo troverete tutto quello che vi serve.

L’opera

“La Storia di Genji” viene notoriamente suddiviso in due grandi macro sezioni. I primi quarantadue capitoli, che narrano le vicende di Hikaru Genji, o Genji “lo Splendente”, il figlio nato dall’amore di un imperatore e una concubina di basso rango. Il romanzo dapprima descrive la sua crescita in bellezza e talento mentre, costantemente alla ricerca della figura materna persa in tenera età, si lancia in storie d’amore numerose e turbolente. Nel corso dell’opera, Genji passerà dall’essere un fanciullo egoista e spensierato al diventare un uomo maturo, che ha conosciuto sia la gloria pubblica, raggiungendo l’apice del successo a corte, sia il dolore della perdita e della morte, realizzando sino in fondo quanto la vita sia una mera illusione, destinata fin dal principio a perire. Nel Periodo Heian (794-1189), quando il “Genji Monogatari” fu scritto, l’emozione suscitata dalla transitorietà delle cose veniva definita “mono no aware”, un concetto buddhista che caratterizza fortemente il pensiero e la letteratura dell’epoca.

La seconda parte del romanzo, che copre gli ultimi dodici capitoli, si concentra sulle vicende di altri due personaggi, il Principe Niou e il giovane Kaoru – rispettivamente il nipote e il presunto figlio di Genji; con loro, il finale del libro che si svolge fuori dalla capitale Kyoto, nella città di Uji, si tinge di colori più cupi. Qui, i due uomini e la giovane Ukifune intrecceranno un triangolo amoroso dal finale tragico.

È così che “La Storia di Genji” copre gli eventi di circa settant’anni e vede succedersi ben tre generazioni. La trama può essere letta in chiave estremamente semplice, ossia come un susseguirsi di avventure romantiche tra il protagonista e decine di donne (all’epoca la poligamia era considerata la norma tra gli individui della nobiltà); oppure come se il fulcro della narrazione, più che la storia in sé, fossero i mutamenti profondi dei sentimenti e della psicologia dei personaggi. Ogni incontro, ogni addio, ogni lettera scambiata, infatti, fa sì che qualcosa, in loro, poco a poco s’incrini. L’impermanenza del mono no aware non è solo il fil-rouge delle vicende narrate nell’opera, ma anche una tendenza dell’opera stessa a descrivere un inesorabile declino: il sipario si apre sulla giovinezza spensierata di Genji, splendente come un gioiello e impeccabile in ogni circostanza, e si chiude sul tentativo disperato delle nuove generazioni, corrotte, imperfette e irrequiete, di restare a galla in una vita piena di dolore.

Inoltre, ne “La Storia di Genji” la narrazione in prosa si intreccia con i versi delle poesie tanka – più di 800 – generando un’atmosfera unica, introvabile in qualsiasi grande romanzo occidentale.

film in bianco e nero di genji monogatari - watabi
Una scena dalla Storia di Genji (1951)

I personaggi della storia di Genji

Il “Genji Monogatari” conta oltre 430 personaggi, di cui circa 100 rivestono un ruolo principale nella narrazione. Si tratta di un numero impressionante, soprattutto se si considera che il romanzo risale all’XI secolo. Ciò che sorprende ancor di più del numero, tuttavia, è la splendida caratterizzazione di ogni personaggio. Dalle figure di rilievo per la trama, sino alle semplici comparse, ogni gesto o dialogo esprimono alla perfezione le personalità e le emozioni di chi li compie, generando nel lettore l’impressione di non trovarsi affatto dentro a un’opera d’invenzione. Non ci sono il classico protagonista buono e antagonista cattivo: tutti hanno caratteristiche positive e negative, il che li rende inevitabilmente umani e verosimili.

Anche Genji stesso, descritto come bellissimo, brillante e dotato di talento in ogni campo, non è affatto un eroe perfetto e senza macchia: Murasaki Shikibu gli attribuisce difetti e debolezze che lo rendono a tratti quasi detestabile, dando vita a un personaggio estremamente complesso e credibile.

A discapito di ciò che può lasciare intuire il titolo, il romanzo non si concentra solo su Genji ma lascia grande spazio anche alle protagoniste femminili. Le donne che si avvicendano nella vita del protagonista sono tutte diverse, tutte squisitamente caratterizzate e dotate di una psicologia complessa che il pennello di Murasaki non ha mancato di descrivere nei minimi dettagli. Si tratta forse dell’universo femminile più complesso e variegato mai messo in scena in un romanzo, dove Genji non è che un pretesto per raggruppare in una sola opera le personalità, i sentimenti, i dubbi, le paure e i dolori di quante più donne possibili.

L’autrice Murasaki Shikibu

Le informazioni arrivate sino a oggi sull’autrice de “La Storia di Genji”, Murasaki Shikibu, sono pochissime. Vissuta nell’Epoca Heian (794-1189), in quanto donna rivestiva una posizione sociale estremamente bassa e di lei non ci è pervenuto neanche il nome reale. Murasaki Shikibu è, infatti, un soprannome: Murasaki (紫) significa “viola” e potrebbe alludere sia al colore dei glicini, simbolo della famiglia Fujiwara, sia a uno dei personaggi principali de “La Storia di Genji”, Murasaki no Ue, mentre Shikibu (式部) si può tradurre come Mastro Cerimoniere, il ruolo che suo padre, Fujiwara no Tametoki, rivestiva a Corte. Non sappiamo con esattezza neanche le sue date di nascita e morte, ma si suppone che abbia vissuto tra il 973 e il 1014~1031.

ritratto xilografico di murasaki shikibu
Ritratto di Murasaki Shikibu

All’epoca i Fujiwara erano la famiglia più potente del Giappone, avendo preso il controllo politico del Paese attraverso un’accorta politica matrimoniale; la famiglia di Murasaki Shikibu, tuttavia, apparteneva a un ramo minore e meno prestigioso del clan. Sebbene di rango inferiore, tutti i suoi predecessori erano stati grandi uomini di lettere e studiosi dei classici, tanto che il padre arrivò a insegnare privatamente letteratura cinese anche all’Imperatore Kazan.

Murasaki venne allevata dal padre insieme ai fratelli maschi, ricevendo così un’istruzione molto insolita per una donna. All’epoca alle bambine veniva sconsigliato di studiare il cinese, perché una volta divenute in età da marito, un eccessivo sfoggio di cultura le avrebbe fatte apparire poco umili e avrebbe potuto intimorire e mettere a disagio gli uomini. Tuttavia, come si può apprendere da una pagina del diario della stessa Murasaki, lei non solo studiò i classici cinesi, ma si rivelò anche una studentessa così brillante da mettere in ombra il fratello e far rammaricare il padre che “non fosse nata maschio”.

Quando Tametoki fu nominato Governatore della remota provincia di Echizen, Murasaki lo seguì e fece rientro nella Capitale di Kyoto due anni più tardi, nel 998, per sposare Fujiwara no Nobutaka. Il matrimonio, da cui nacque presto una figlia, fu felice ma breve: Nobutaka morì durante l’epidemia del 1001.

Gli anni da vedova di Murasaki Shikibu coincisero con due avvenimenti importanti della sua vita: l’inizio della stesura del Genji e l’entrata in servizio dell’Imperatrice Shōshi, la figlia dell’uomo più potente dell’epoca, Fujiwara no Michinaga. Gli anni a corte non furono particolarmente facili per Murasaki, ma le consentirono di terminare la scrittura del suo romanzo, che fu accolto dai contemporanei con estremo entusiasmo. Non è ben chiaro cosa sia stato di lei dopo il 1011, anno della morte dell’Imperatore Ichijō e del ritiro di Shōshi dalla corte imperiale ma si sospetta che sia morta intorno al 1014 o fra il 1025 e il 1031.

 “La Storia di Genji” è un’opera che è stata letta, amata e studiata da decine di generazioni di lettori, e continua ad affascinare e commuovere persone di tutte le epoche e di tutte le nazioni. Si tratta di un romanzo universale e profondo, che andrebbe letto almeno una volta nella vita. In Italia è edito da Einaudi, nella splendida traduzione di Maria Teresa Orsi.

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